giovedì 2 dicembre 2010

Spigole in porto con la gomma



Quando si pensa allo spinning in mare per la spigola, ci si immagina subito un'attrezzatura di una certa potenza per lanciare esche a buona distanza e soprattutto, gestire eventuali belle catture. Tutto il mese di Novembre ho però voluto provare ad usare una comune attrezzatura da lancio leggero all'interno del porto, cercando le spigole che si avvicinano alla riva cacciando piccoli pesci o meglio ancora le ceche. Ho quindi utilizzato la Mitchell Elite Spin che lancia da 6'6" (m. 1,98) che lancia da 2 ad 8 gr. abbinata al Penn Atlantis 2000 imbobinato con trecciato Berkley dello 0.10 con il solito finale di fuorocarbon dello 0.20. Ho cercato ambienti a ridotta profondità come gli scivoli per le barche o i tratti sabbiosi alternati a piccoli scogli, scegliendo di usare solo esche di gomma, innescate molto semplicemente con amo dritto tipo aberdeen a gambo lungo del n.8 e come zavorra un piombo a proiettile da 1/16 di oncia.
Non ho quindi usato assolutamente bombarde o altri galleggianti per lanciare, ma ho fatto soltanto affidamento sul peso dell'amo e del piombo. Ovviamente i lanci sono piuttosto modesti ma l'obiettivo è sorprendere la spigola quando caccia vicino alla riva. Come esche ho usato il Gulp Alive Minnow di colore bianco da 1' (2,5 cm.) o la misura più grande da 6 cm, in alternativa il Gulp Mini EarthWorm innescandolo doppio per ottenere un minimo di lunghezza in più.
Ho effettuato le mie uscite al tramonto/notte diciamo dopo le 17, avendo cura di scegliere le serate prossime all'acme di marea e francamente i risultati non sono mai mancati. Ho recuperato le mie esche molto lentamente facendole a tratti strusciare sul fondo misto sabbioso, ottenendo un sacco di attacchi ed anche numerose catture sebbene di taglia non entusiasmante ma la speranza è di sorprendere anche qualche bell'esemplare, considerando comunque che tutte le prede, come al solito, sono state liberate e che l'uso dell'amo singolo ha agevolato molto il rilascio, In ogni caso, l'uso di un'attrezzatura così leggera ha reso interessante anche la cattura di piccole prede...come già detto...in attesa di fare il colpaccio...

mercoledì 13 ottobre 2010

Spigole d'autunno in fiume


Quando si parla di spigola il pensiero corre veloce al mare o alla foce del fiume, pochi la associano invece all'interno del fiume, anche se la sua abitudine a risalirne il corso è quasi un luogo comune.
Mi sono dedicato a questo pesce fin dagli anni 80 quando ho avuto la prima cattura casuale insidiando cavedani. Inutile dire che la scoperta di questo splendido protagonista ha polarizzato subito la mia attenzione. Inizio ad andare sul fiume ai primi di giugno e termino alla fine ottobre/primi di novembre, ma quando dico andare sui fiumi tirrenici che frequento, mi riferisco a 12/14 e persino 25 chilometri dalla foce. Pare impossibile, eppure la spigola compie dette migrazioni all'interno del fiume al solo scopo di insidiare le sue prede , e non per motivi di riproduzione come la cheppia.
L'evoluzione che però vorrei evidenziare , è quella di pescarle in pieno giorno e con attrezzatura leggera, ovvero una sfida nella sfida!
Sappiamo bene che il branzino ama cacciare la notte o in condizioni di acqua cupa dopo una piena e preferibilmente nelle ore del culmine di marea.
In realtà, almeno in autunno (da settembre in poi) con l'accorciarsi delle giornate , è possibile trovare l'acme di marea nel tardo pomeriggio, ma comunque in piena luce, e scoprire che la spigola attacca in piena superficie anche con acqua chiara come quella in foto.
Il periodo ottimale , è quello che va da un'ora prima della marea, fino ad un'ora dopo, o comunque con l'approssimarsi del calasole, diciamo dalle 18,30 al tramonto.
Quando ho parlato di lancio leggero, intendo quello che si pratica con questa attrezzatura: canna Mitchell Elite Spin da 6' (m. 1,98) che lancia da 3 ad 8 grammi, in carbonio alto modulo T30 ed anelli in SIC, abbinata al mulinello Mitchell Mag Pro 2000 imbobinato con Berkley Crystal Competition 0.074, con carico di rottura superiore ai 5 kg.
Pescando eslusivamente in superficie utilizzo i Berkley Ripple Sad da 7 cm. o i Pulse Shad da 6 cm. in varie colorazioni, innescandoli con un amo dritto tipo Aberdeen ed aggiungendo un piombo a proiettile montato rovesciato, per ottenere un tiepido effetto popper, oppure spiombati se la distanza da coprire non è eccessiva, li connetto mediante un "senza nodo" senza fare un terminale in fluorocarbon, perchè pescando Top Water non esiste il pericolo di abrasione.
La tecnica è molto semplice: individuata la correntina di un raschio o successiva ad un cambio di livello del fiume, mi posiziono lateralmente lanciando la mia esca trasversalmente, in maniera che attraversi la corrente saltellando e pattinando in piena superficie, proprio come un pesciolino che salta impazzito fuori dall'acqua sotto la minaccia del predatore. Si ottengono abboccate spettacolari, anche quando le prede sono di modeste dimensioni come quelle fotografate, ma ancora una volta voglio ribadire che non è importante solo raggiungere il risultato ma come lo si raggiunge!
So bene che le spigole di taglia maggiore entrano in caccia in piena notte, ma in fiume la pesca è consentita un'ora prima dell'alba ed un'ora dopo il tramonto, inoltre indurre all'attacco la spigola, seppure di taglia minore, in pieno giorno vale tutto l'impegno profuso!
Aggiungo infine che la pratica del catch and release, è estesa logicamente da me anche a questo predatore, indipendemente dalla sua taglia. Una bella foto e via!

venerdì 18 giugno 2010

Fusion Evolution


Fusion è una mia personalissima interpretazione dello spinning ultraleggero, con chiare assonaze alla pesca a mosca. Ecco spiegato l'uso di materiali abitulamente utilizzati per tale tecnica ed anche alcune tipologie di esche, seppure debitamente appesantite, per essere così impiegate a spinning.
Come accade a qualsiasi attività creativa in continuo divenire, anche i miei artificiali hanno subito una metamorfosi importante, senza però perdere le loro peculiarità.
Iniziamo però ad osservare meglio la foto: in alto a sinistra vediamo il Rolls, il mio personalissimo rotante da 4 gr. per 4 cm. - a fianco il FoamMinnow 101 da 3 cm per 2,5 gr. un minnow dalla linea classica, realizzato in foam bianco e decorato con pennarelli. Sotto a sinistra, il FilFish da 4 gr. per 3 cm. un piccolo lipless rivestito di Tuby Cord ed Epoxi - A fianco, il FilFishSpoon da 4 gr. per 3 cm. con le stesse caratteristiche del precedente, tranne la forma- Infine l'WeithSpoon, un piccolissimo ondulante da 2 grammi per 2 cm. ricavato da una sottile lastra di piombo, con all'interno un anima in acciaio armonico inox da 0.6 mm. finito con Epoxi e glitter oro.
Tutti artificiali che chi mi segue conosce già, ma ad eccezione del Rolls, rimasto immutato, il FoamMinnow, il FilFish ed il FilFishSpoon, non sono più realizzati sul gambo di un amo di dimensioni adeguate (tre/quattro cm.) ma con anima interna in acciaio inox armonico, split ring e amo singolo barbless.
La scelta radicale, si è resa necessaria perchè un amo di grosse dimensioni, possiede una curva molto ampia, che potrebbe causare danni alle trote e cavedani a cui mi sono dedicato quasi completamente.
Chiaramente un amo più piccolo fa meno danni e può essere sostituito in caso di danneggiamento.

Tutto qui!

Alla prossima

domenica 4 aprile 2010

Un filo di speranza


La speranza è quella che non dovrebbe mai morire, e comunque per "Un filo di speranza" non mi riferisco al fatto di avere sempre belle catture "in canna", ma più semplicemente come riuscire a concretizzare l'attacco del predatore, resistere adeguatamente alla sua difesa, fino alla fatidica foto nel sottoriva. Sappiamo che successivamente all'attacco, si deve evitare di prolungare il recupero del pesce per evitargli lo stress da difesa, sempre dannoso per la sua sopravvivenza. Tuttavia, almeno in passato, chi desiderava praticare l'ultraleggero era per forza di cose costretto ad utilizzare fili molto sottili, altrimenti non sarebbe riuscito a lanciare le esche da pochi grammi solitamente impiegate. Il filo sottile, imponeva una cautela di recupero indispensabile per evitare fatali rotture e questo purtroppo, prolungava i tempi del recupero. Attualmente il problema è brillantemente risolto con gli innegabili passi avanti compiuti dai trecciati. Prima di tutto il colore, divenuto traslucido, non rappresenta più una turbativa in acque chiare, e poi l'assenza di allungamento, traducibile in sensibilità senza pari, ma soprattutto l'enorme carico di rottura associato a diametri ultra contenuti. Il Berkley Fireline Crystal da 0,04 mm. che vedete in foto ha un catrico di rottura di ben 3,5 kg. assolutamente ultra sicuro per l'ultraleggero da trota! Il suo ridotto diametro, consente l'utilizzo di esche di 1-2 grammi senza problemi , ma il suo carico di rottura così elevato ci da soprattutto la possibilità di recuperare in fretta la preda evitandogli i problemi già indicati. Per ottimizzare il tutto, sono solito fare un finale in fluoro carbon di 50/60 cm. collegato al trecciato con il nodo Uni to Uni. Quest'ultima parte resiste meglio alle abrasioni sui sassi duri del torrente e consente di eseguire nodi più sicuri, oltre ad un innegabile invisibilità. Insomma, per me il trecciato è divenuto un pò come la coda per la pesca a mosca, ho solo l'accortezza di utilizzare canne con azione meno fast o rigida se preferite, per smorzare un pò l'assenza di allungamento con l'elasticità della canna, ciò evita un contatto troppo duro con la preda, soprattutto se si utilizzano solo ami singoli barbless come il sottoscritto. Un nota tecnica, che consente di superare vecchi problemi, e concentrarci di più sulla pesca nell'ambiente da trote più bello e difficile in assoluto che è il torrente.

giovedì 4 marzo 2010

L'esca filosofale

Gli alchimisti credevano che "la pietra filosofale" potesse trasformare il comune piombo in oro. Un potere magico in grado di sovvertire le più comuni leggi della natura, in realtà solo una chimera inseguita con costanza ed ostinazione. Mi chiedo se questo binomio di magia ed irragiungibilità, può essere applicato allo spinning, che sappiamo essere tecnica con profonde radici filosofiche. Una prova per tutte, è l'innegabile fiducia maturata da ognuno di noi nei confronti di un esca specifica, riuscendo a renderla più efficace che in altre mani! Potenza del pensiero? o fiducia nei mezzi impiegati? Forse entrambe le cose, ma il fatto è concreto, ognuno di noi deve poter credere che il pezzo di metallo, di legno o plastica si animi di vita reale sotto il nostro comando. Ma non è questa l'esca filosofale, è piuttosto qualcosa che ha rivestito o riveste ancora, un posto primario. E' l'esca a cui si fa ricorso quando tutte le altre proprio "non girano", ma a volte non esce neppure dal suo angolo privilegiato della nostra scatola portaesche. Rimane tranquilla, ma sappiamo che c'è, ed è pronta come sempre a risolvere i momenti meno favorevoli. Insomma, una sorta di talismano irrinunciabile dai poteri taumaturgici, qualcosa capace di sovvertire i momenti bui, ma anche infondere fiducia al nostro ego, quando l'entusiasmo finisce sotto le suole degli stivali. Ma l'esca filosofale, può essere anche qualcosa di concreto che abbiamo costruito da soli, che abbiamo usato già molto a lungo, e che per nulla al mondo vorremmo lasciare sui rami del torrente, sempre avidi di artificiali. Perciò viene conservata in un posto di assoluto privilegio, ed anche se un pò ammaccata, continua a spandere la sua efficacia preziosa ed inalterabile. Infine, l'esca filosofale, può essere anche un artificiale assolutamente inedito, creato cercando di sovvertire le più elementari norme di aero ed idrodinamica, qualcosa che ci appartiene così profondamente, da rimanere "segreto" per molto, molto tempo...per poi uscire finalmente allo scoperto e di cui andare fieri, soprattutto perchè usare qualcosa di auto costruito ed ottenere risultati positivi, aggiunge senz'altro qualcosa in più...

In foto il mio Rolls ed un link per saperne di più http://xoomer.virgilio.it/cjbur/i_scheda18.htm

venerdì 19 febbraio 2010



Ho deciso di fare un mio blog per aggiornare alcune notizie che mi riguardano, lette su alcune pagine presenti sull'web. Non perchè voglia rinnegare nulla di quanto ho fatto, ma semplicemente per fornire una mia immagine aggiornata. Iniziamo dalle collaborazioni con Ditte del settore. Nei primi anni 90 ho realizzato per la Maver una serie di canne specifiche, ed ho curato l'importazione del Brutto Anatroccolo e dei Nils Master, parallelamente ho anche fornito indicazioni alla Rapala per alcune colorazioni come la Trota e il Mugginetto per lo spinning in mare. Successivamente, ho prodotto un'altra serie di canne per Milo ed ho sviluppato i Kamagotchi, piccoli siliconici innovativi. Ma attualmente, non ho nessun tipo di collaborazione con nessuna Ditta del settore.
Per quel che riguarda invece le Riviste, posso dire di aver cominciato con Pesca in Mare nel 1989 e successivamente con Pesca In, per poi arrivare alla fondazione di Spinning insieme a Renzo della Valle e Riccardo Bocchino. Sono poi passato a Pescare e Pescare Mare, ma anche a Pescare Artificiali. Poi un paio d'anni di pausa, ed ora una ripresa sulle pagine di Mosca & Spinning, dove conto di realizzare solo articoli sull'ultraleggero con una tecnica ed esche che ho chiamato Fusion. Nel corso degli anni ho anche scritto un paio di libri: "Il manuale delle esche artificiali" e "Spinning 2000". Frequento il forum del sito Black bass & Co ed è proprio grazie alla passione per l'autocostruzione, che ho ripreso a scrivere, trattando soprattutto esche realizzate con materiali alternativi come il foam ed altri solitamente usati per la pesca a mosca...ma avremo tempo per riparlarne...

Benvenuti nel mio blog



Fusion

di Luciano Cerchi